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Dal nome latino “Boletus Edulis” al nome dialettale nostro “Capiniuru”,
il porcino della valle del Savuto appartiene alla famiglia dei eumiceti o miceti, grande raggruppamento che divide le piante tallofite , note e studiate dall’uomo sin dai tempi più antichi. Dapprima definiti organismi vegetali senza radici, poi piante bulbose, e successivamente , vista la presenza in essi di alcune sostanze comuni negli animali, mai rinvenute in altri vegetali, vennero considerate da non pochi
studiosi a partire
Vavusu del 700 come piante non vegetali. Considerandoli a volte come concrezioni di zolfo o come misteriosi animali metamorfosati. Solo nel XIX secolo i funghi furono definitivamente attribuiti al regno vegetale. Il Porcino del Savuto già nei mesi di giugno e luglio, negli anni particolarmente ricchi di pioggia e favoriti dal clima caldo e dolce, si possono trovare ad una altitudine di 400/500 slm nella foresta di Castagni e Querce conosciuta nel dialetto locale come “ le carcare”, nome dovuto alla particolare zona impervia e difficilmente raggiungibile a piedi. In ogni caso il momento più favorevole per la raccolta è nele cerza mese di settembre, dove tra i 500/700 msl crescono in abbondanza sia nelle zone esposte per tutta la giornata direttamente al sole, sia nelle zone più umide e poco soleggiate.
Ciò che rende affascinate la raccolta del fungo porcino e delle diverse altre specie è l’attesa prima della nascita, condizionata misteriosamente dalle fasi lunari. L’ appassionato “fungiaru” infatti dopo aver controllato scrupolosamente e costantemente il proprio posto “segreto” per diversi giorni, vede comparire come per incanto i funghi , nello stesso luogo dove il giorno prima non c’erano. Con il favore della luna crescente, si trovano i funghi più buoni, integri e spettacolari. I funghi che continuano ad essere raccoltie cerza nel periodo successivo, conosciuti nel dialetto locale come “ Vavusi” , sono molti più grandi e meno indicati per essere consumati freschi. Infatti i “Vavusi” vengono comunemente essiccati al sole, conservati in recipienti col sale e consumati in seguito previo bagno in acqua bollente. Le varietà di “Capinuiri” più note sono strettamente dipendenti dalle piante che segretamente li custodiscono.
-“U
Castagno” ad esempio è la pianta che prima di tutti lo ospita, dandogli una particolare colorazione: il gambo stretto e lungo di cou castagnulore biancastro e la parte superiore, detta cappello, di colore marrone chiaro.
-“A Quercia”
invece gli conferisce sicuramente una forma pe
rfetta, il gambo largo sotto e stretto sopra, dal colore biancastro, mentre il cappello è di colore marrone scuro.
-“E Iliche e le Ruasule” gli conferiscono invece il colore del cappello decisamente vicino al nero.

Nel periodo successivo a settembre e fino a novembre, se il clima è ancora caldo e umido, la raccolta si sposta progressivamente più in alto, tra gli 800/ 1100 msl. A queste altitudini troviamo una zona conosciuta come “supra e baracche”, dove oltre al porcino troviamo altre tipi di funghi pregiati. Si trovano Porcini dal colore marrone chiaro e addirittura tutto di colore bianco, dovuto alla presenza di al
beri di Faggio.Troviamo ancora il “Rusito dii Carigli” insieme al “Rusito dii pini”(Lactarius Deliciosus) di colore biancastro a cerchi bianchi, con il gambo a macchie bianche e rosa. Troviamo ancora il “Cuculinu o mazza ‘e tamburu” (Lepiota Procera), altrettanto squisito, fungo a forma di ombrello con anello bianco sul gambo stretto e lungo, che si trova anche a altitudini più basse.
A segnare solitamente la fine del periodo principale di raccolta dei funghi è la presenza della “Voita” (Amanita Caesarea) dal caratteristico colore arancione o rosso acceso, conosciuta in tutto il mondo come il fungo imperiale. Non dimentichiamo infine, tra le varietà pregiate che si trovano nel territorio di Scigliano, i “Gallinazzi” ( Cantarellus Durantiacus) di colore giallo e leggermente tossico, ugualmente mangiabile previa cottura e i “Cirru e Gallu” (Clavarie Aureale) , anch’esso mangereccio.

Tra le ricette tipiche della valle del Savuto che utilizzano i funghi trovati nella valle ricordiamo:
Le tagliatelle fatte in casa con i funghi porcini; Gli spaghetti al sugo di “Gallinazzi” o “Rusiti dii Pini”; Patate e “Capiniuri fritti”; “Cuculinu “ fritto; “Rusiti dii pini” gratinati al forno; “Voita” fritta in padella; “ Voita ‘nsalata” (affettata insieme al grana , prezzemolo e olio di oliva).
Tutti i piatti ovviamente accompagnanti o per meglio dire affogati da abbondante vino prodotto nella valle del Savuto.

Dal nome latino “Boletus Edulis” al nome dialettale nostro “Capiniuru”,
il porcino della valle del Savuto appartiene alla famiglia dei eumiceti o miceti, grande raggruppamento che divide le piante tallofite , note e studiate dall’uomo sin dai tempi più antichi. Dapprima definiti organismi vegetali senza radici, poi piante bulbose, e successivamente , vista la presenza in essi di alcune sostanze comuni negli animali, mai rinvenute in altri vegetali, vennero considerate da non pochi
studiosi a partire
Vavusu del 700 come piante non vegetali. Considerandoli a volte come concrezioni di zolfo o come misteriosi animali metamorfosati. Solo nel XIX secolo i funghi furono definitivamente attribuiti al regno vegetale. Il Porcino del Savuto già nei mesi di giugno e luglio, negli anni particolarmente ricchi di pioggia e favoriti dal clima caldo e dolce, si possono trovare ad una altitudine di 400/500 slm nella foresta di Castagni e Querce conosciuta nel dialetto locale come “ le carcare”, nome dovuto alla particolare zona impervia e difficilmente raggiungibile a piedi. In ogni caso il momento più favorevole per la raccolta è nele cerza mese di settembre, dove tra i 500/700 msl crescono in abbondanza sia nelle zone esposte per tutta la giornata direttamente al sole, sia nelle zone più umide e poco soleggiate.
Ciò che rende affascinate la raccolta del fungo porcino e delle diverse altre specie è l’attesa prima della nascita, condizionata misteriosamente dalle fasi lunari. L’ appassionato “fungiaru” infatti dopo aver controllato scrupolosamente e costantemente il proprio posto “segreto” per diversi giorni, vede comparire come per incanto i funghi , nello stesso luogo dove il giorno prima non c’erano. Con il favore della luna crescente, si trovano i funghi più buoni, integri e spettacolari. I funghi che continuano ad essere raccoltie cerza nel periodo successivo, conosciuti nel dialetto locale come “ Vavusi” , sono molti più grandi e meno indicati per essere consumati freschi. Infatti i “Vavusi” vengono comunemente essiccati al sole, conservati in recipienti col sale e consumati in seguito previo bagno in acqua bollente. Le varietà di “Capinuiri” più note sono strettamente dipendenti dalle piante che segretamente li custodiscono.
-“U
Castagno” ad esempio è la pianta che prima di tutti lo ospita, dandogli una particolare colorazione: il gambo stretto e lungo di cou castagnulore biancastro e la parte superiore, detta cappello, di colore marrone chiaro.
-“A Quercia”
invece gli conferisce sicuramente una forma pe
rfetta, il gambo largo sotto e stretto sopra, dal colore biancastro, mentre il cappello è di colore marrone scuro.
-“E Iliche e le Ruasule” gli conferiscono invece il colore del cappello decisamente vicino al nero.

Nel periodo successivo a settembre e fino a novembre, se il clima è ancora caldo e umido, la raccolta si sposta progressivamente più in alto, tra gli 800/ 1100 msl. A queste altitudini troviamo una zona conosciuta come “supra e baracche”, dove oltre al porcino troviamo altre tipi di funghi pregiati. Si trovano Porcini dal colore marrone chiaro e addirittura tutto di colore bianco, dovuto alla presenza di al
beri di Faggio.Troviamo ancora il “Rusito dii Carigli” insieme al “Rusito dii pini”(Lactarius Deliciosus) di colore biancastro a cerchi bianchi, con il gambo a macchie bianche e rosa. Troviamo ancora il “Cuculinu o mazza ‘e tamburu” (Lepiota Procera), altrettanto squisito, fungo a forma di ombrello con anello bianco sul gambo stretto e lungo, che si trova anche a altitudini più basse.
A segnare solitamente la fine del periodo principale di raccolta dei funghi è la presenza della “Voita” (Amanita Caesarea) dal caratteristico colore arancione o rosso acceso, conosciuta in tutto il mondo come il fungo imperiale. Non dimentichiamo infine, tra le varietà pregiate che si trovano nel territorio di Scigliano, i “Gallinazzi” ( Cantarellus Durantiacus) di colore giallo e leggermente tossico, ugualmente mangiabile previa cottura e i “Cirru e Gallu” (Clavarie Aureale) , anch’esso mangereccio.

Tra le ricette tipiche della valle del Savuto che utilizzano i funghi trovati nella valle ricordiamo:
Le tagliatelle fatte in casa con i funghi porcini; Gli spaghetti al sugo di “Gallinazzi” o “Rusiti dii Pini”; Patate e “Capiniuri fritti”; “Cuculinu “ fritto; “Rusiti dii pini” gratinati al forno; “Voita” fritta in padella; “ Voita ‘nsalata” (affettata insieme al grana , prezzemolo e olio di oliva).
Tutti i piatti ovviamente accompagnanti o per meglio dire affogati da abbondante vino prodotto nella valle del Savuto.

Mario Basile