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Il fiume Savuto
fauna e flora & storia e leggenda

Il Savuto, conosciuto anticamente dai greci come “Ocjnarus” (che scorre velocemente), e dai romani come “Sabatus” (probabilmente in onore di Sebasio figlio di Cur re degli Ausoni), percorre 50 Km per raggiungere dalla Sila il Mar Tirreno. Millenni di storia e di leggende hanno percorso le sue acque che continuano ancora oggi a scorrere velocemente incontro al mare. Il Savuto nasce da un altipiano granitico, a 1369 m slm, nel comune di Aprigliano, in località Spineto (per via dei cespugli spinosi che vegetano in questa zona) dalla fonte detta “del Ladro”, (a causa dei furti ai pastori durante la transumanza nei tempi passati da parte di bricconi). Dopo la sorgente il fiume Savuto incontra il piccolo Lago Savuto, bacino artificiale dal quale poi prosegue il suo cammino.

Lago Savuto

Lungo la sua repentina corsa verso il mare riceve acque da diversi affluenti tra i quali ricordiamo: il Tarsitano, il Tassitello, il Merone, il Cannavina, il Mola, il Lara, il Zippoli, il Bisirico, il Calabrice.
Le acque del Savuto nel loro cammino passano attraverso fusti di pino e di faggio per poi inoltrarsi tra i fusti del cerro e del castagno, poi ancora si tuffano in mezzo alla foresta mediterranea, poi nella macchia più rada, di seguito nei pascoli infine nelle garrighe che si inerpicano sulle colline della foce. In questo percorso le acque del Savuto lambiscono le terre di 16 comuni della Provincia di Cosenza e Catanzaro: Parenti, Rogliano, Santo Stefano di Rogliano, Marzi, Carpanzano, Malito, Scigliano, Pedivigliano, Altilia, Aiello, Aiello Calabro, Martirano, San Mango d’Aquino, Cleto, Nocera Terinese, Canpora S. Giovanni.
Lungo il Savuto, si trovano tracce di antichi percorsi sparsi un po’ dappertutto, soprattutto troviamo ponti. Tra questi ricordiamo: “Alli Fratti", il Tavolaria, il Musato o Gallizzano, ed il famoso ponte di Annibale, nei pressi di sant’Angelo a Scigliano. A proposito del ponte di Gallizzano, Francesco Antonio Accattatis nel 1749 scriveva:”nei pressi di scigliano si trova il gran ponte di Trivetini,edificato per comunicare il commercio tra Scigliano ed Altilia. Esso dal volgo comunemente viene detto il ponte Musato o di Gallizzano. L’antica tradizione ce lo fa credere opera del conte Ruggirei Normanno. E la magnificenza e maestà del lavoro,autentica questa nostra credenza. Esso è uno dei più belli e maestosi ponti della provincia,opera che potrebbe bene entro il recinto di ogni gran città,anziché in luogo alpestre e disabitato dove si trova. Negli anni passati fu danneggiato alquanto da persona con la speranza di trovarvi dentro qualche tesoro”.

Tratto del Savuto

Tanta è la storia commista a leggenda che, bagnata dalle acque del Savuto, si perde nei meandri del tempo. Noi ci limitiamo a narrare i fatti più salienti che accaddero nei pressi di Scigliano. Al Ponte di S. Angelo, mirabile costruzione, Monumento Nazionale al quale abbiamo dedicato una sezione del sito, citiamo soltanto il probabile attraversamento dello stesso da parte di Annibale che molto probabilmente scelse la zona del ponte suddetto per il posizionamento del proprio accampamento unico punto dove il fiume, per l'ansa particolare che percorre, non sarebbe mai straripato. Sempre nel Savuto nei pressi di Scigliano trovò la morte , forse per caduta o ancorché per suicidio Enrico lo Sciancato, figlio infelice di Federico II di Svevia. Sulle circostanze della sua morte accidentale, esistono da secoli ricostruzioni storiche poco dissimili; ribelle, malato, catturato dagli uomini del padre comunque pietoso, Enrico moriva per una caduta volontaria, forse in un crepaccio, forse nel fiume stesso, nella vallata del basso Savuto. Risollevato dalla scorta, sarebbe morto poco dopo. Alla luce dell’analisi necroscopica compiuta sui resti del principe possiamo subito scartare, la caduta dello sventurato principe su area solida ( non vi è sfondamento cranico, né fratture rilevanti, né danni alla spina dorsale, né altre compressioni importanti ) resta l’ipotesi di una caduta nel fiume. L’ipotesi è sostenuta dal Dr. Giovanni CIMINO, della Sezione di Italia Nostra di Cosenza, in un suo pregiato studio sull’argomento ( Bollettino Naz. I. N. n. 354, dicembre – gennaio 1999 ). Il Dr. Cimino – che peraltro non giura sull’identità dei resti – avanza l’ipotesi di una caduta accidentale da cavallo del soggetto nel fiume, tra Altilia e Scigliano. Altra vicenda densa di storia è un’analoga caduta regale e mortale, con analogo collocamento delle spoglie nel Duomo di Cosenza, di fronte ad Enrico. Si tratta questa volta della Regina Isabella d’Aragona, moglie di Filippo l’Ardito, in gravidanza avanzata, cade da cavallo nel fiume nel tratto Sciglianese, nell’ambito di una complessiva, difficoltosa ritirata dall’area delle Crociate. Anch’essa ripescata, muore a Cosenza dopo avere dato alla luce un figlio, e viene sepolta, con un certo sfarzo, nel duomo di Cosenza. Coincidenza che spinse qualche studioso (Barbagallo) ad addurre che i reali personaggi fossero stati volontariamente immersi in quelle acque del Savuto in virtù di una leggendaria miracolosità delle acque, credenza probabilmente ormai scomparsa. Ancora sul Savuto la leggenda narra della dura lotta tra l’ Arcangelo Gabriele e Il Diavolo sul Ponte di S. Angelo, Il demonio sconfitto diede un calcio al ponte lesionandolo da un lato. Infine concludendo riportiamo un episodio narrato dallo storico Ballandisti “…Passando il Savuto beviamone l’acqua,ma prima facciamoci la croce. Quando san Francesco di Paola era in Francia,Giovanna Caserta di Altilia fu invasa dal demonio. Fu recata dinanzi al sacerdote do Angelo Serra che le chiede: Chi sei tu ? Sono Satana” rispose l’ossessa e continuò: lo stanziavo n Martorano e li mi divertivo a rompere le brocche alle ragazze che andavano al fonte per eccitare risse tra loro ed i ragazzi. Un dì ero presso al Savuto; passò costei, si chinò per bere senza farsi croce ed io,immantinente, le entrai nel corpo”.

Cascate di Cannavina                                                                                           Foce del Savuto

Il bacino del Savuto possiede una fauna variabile man mano  che si scende di quota verso il mare, conposta: dal lupo, dal capriolo, dal cinghiale, dalla volpe, dal tasso ,dalla lepre, dal gatto selvatico, dallo scoiattolo nero, dalla vipera  dalla donnola, dalla faina, dal riccio, dal ghiro; l'istrice, la lontra, la martora sono scomparsi negli ultimi venti anni.
Tra gli uccelli ricordiamo i più grossi: l'avvoltoio degli agnelli ( oggi scomparso ), la poiana, il falco reale, il gufo reale, il corvo imperiale, la cornacchia, il falco libratore, la civetta, il barbagianni, la ghiandaia, la gazza, il colambaccio, il picchio, l'upupa, la starna, la coturnice, il merlo , ecc.. Le acque sono ricche di pesci: dalla trota salmo-fario all'anguilla, dal pesce reale al cefalo, dal capitone al granchio.
Tra le diverse violenze subite dal Savuto, nonostante le quali continua ancora a conservare una sua integrità ecosistemica, elenchiamo il prelievo alla sorgente  mediante condotte sotterranee per alimentare il bisogno idrico di Lamezia Terme, e il prelievo di acqua dal lago Savuto che viene pompata verso il lago Ampollino, la qiuale dopo essere sfruttate dalle centrali idroelettriche, viene scaricata nel mar Jonio. Questi due interventi umani, vere e proprie violenze, ne hanno ridotto considerevolmente la portata.
Il Savuto termina la sua corsa nel mar Tirreno segnando il confine con il Comune di Nocera Terinese e Campora frazione di Amantea e nello stesso tempo tra la Provincia di Catanzaro e di Cosenza.