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Frammenti sparsi di storia

Sorto, secondo la tradizione, sul sito di un borgo di nome Sturni, crebbe attorno ad un castello commissionato dal romano Marco Giulio Sillano dal quale proviene il nome del paese.

Costume romano

 

Costume romano
Ponte romano 130 a.C. (Monumento Nazionale)
Il Bruzio, come era allora denominata la Calabria, provvide come ordinato da Roma alla costruzione della Via Popilia che nel 132 a.c. partendo da Capua attraversava Cosenza, passando da Scigliano arrivava a Reggio Calabria. Lungo il fiume Savuto nel territorio di Scigliano, all' attraversamento si provvide con la costruzione di un ponte ad unica campata, in pietra. Un'opera di alta ingegneria, ancora integro e perfettamente visibile, fu detto di Annibale che, si dice, lo attraversò nel 202 a.c. e che effettuò alcune necessarie opere di ristrutturazione.
La città di Scigliano era costituita inizialmente da otto regioni: Diano, Cupani, Calvisi, Lupia, Serra, Petrisi, Pedivigliano e Pittarella. ( In seguito gli Sciglianesi, nel corso dei secoli, crearono diversi Casali tra i quali ricordiamo: Villanova, Castagna, Panettieri, Soveria Mannelli, Bianchi, Colosimi, Carpanzano, Gimigliano e Fornello ).
L'undici gennaio 1271, nel territorio tra Scigliano e Martirano , moriva la regina Isabella d'Aragona, incinta di sei mesi, per una caduta da cavallo mentre attraversava un affluente del Savuto, di ritorno dalle crociate con il marito Filippo denominato l' Ardito, figlio del re di Francia San Luigi IX. Le spoglie mortali di Isabella furono in parte sepolte nel Duomo di Cosenza ed altre traslate in Francia nella Chiesa di San Dionigi.
Il 1320 fu una delle ultime date che vide il casale di Sillanum ( Scigliano ) infeudato da Roberto il Saggio a Goffredo Firrao, da quel momento, col pagamento del prezzo di ricompra, raccolto tra la popolazione, il paese venne affrancato e posto sotto il diretto potere regio.
La città di Scigliano fu sempre avversa al dominio dei baroni e, infatti, per ben tre volte fu alienata e conferita a titolo di feudo ad altri, ma, per altrettante volte essa riuscì a riscattarsi a spese proprie e a reintegrarsi al dominio regale.
Come premio della sua fedeltà alla corona, Scigliano ottenne dal Re Filippo IV, il titolo di Città pur non avendo né un Vescovado, che era per quei tempi un requisito essenziale per ottenere il titolo, né alcuna Cattedrale.
Nella prima metà del 1600, una moltitudine di persone si spostò nel territorio di Bianchi. Una ipotesi farebbe risalire lo spostamento a partire dal 1602, anno in cui l’Università di Scigliano con tutti i suoi Casali, fu venduta dalla corona spagnola al Principe di Castiglione e Conte di Martorano, don Cesare D’Aquino. Questo episodio suscitò in alcune famiglie sciglianesi tanta indignazione da indurli ad abbandonare la città e a stabilirsi alle pendici della Sila, dove possedevano delle terre. A sostegno di tale ipotesi pare che nella località Serradipiro, esistevano in quegli anni solamente i casini dei baroni Accattatis e quelli delle famiglie Folino e Agazio Bianco, entrambi originarie di Scigliano.
Il Rodotà, nella sua "Storia del Rito Greco in Italia", ha dimostrato che, nel 1605, nove famiglie calabresi di Scigliano, scappate da questo paese per sfuggire ad una faida, vennero accettate in S. Demetrio, dove, per un certo tempo, fu loro consentito di praticare anche il rito latino.
Gli spostamenti di popolazione si fecero via via più intensi in seguito ad una serie di catastrofi naturali, come il terremoto che colpì Scigliano nell’anno 1638.
Molti rimasero nei confini della Università di Scigliano, spostandosi ed occupando i fondi dei possidenti dell'epoca, altri si spostarono molto lontano creando i presupposti per la creazione di attuali cittadine come Savelli, e Mandatoriccio. Nonostante siano passati circa 400 anni, questi paesi, mantengono ancora, oltre agli usi, un dialetto molto simile allo sciglianese.
A proposito di Savelli secondo quanto emerge dall' indagine dello storico P. Maone nel volume: Savelli nella storia e nella tradizione, vol. I. Laurenziana, Napoli, 1966, "..numerose famiglie di Scigliano, dopo avere vagato per i monti della Sila, si stanziarono nel feudo di Verzino in località Scalzaporri, e fondarono un nuovo casale a cui diedero il nome di Savelli in onore della feudataria, Carlotta Savelli".
Il 4 maggio 1811 fu emanato da Gioacchino Napoleone il decreto n. 922 per la nuova circoscrizione delle province del Regno di Napoli con cui l’antica Scigliano fu smembrata in quattro comuni: Scigliano, Pedivigliano, Colosimi, Soveria Mannelli. Il 25 gennaio 1820 da Napoli fu emanato un Regio Decreto portando alcune rettifiche sulla circoscrizione dei Comuni e circondari, e gli abitanti degli antichi casali di Scigliano ottennero la completa autonomia amministrativa. Scigliano che era riuscita a difendere la libertà e l'integrità territoriale dalle insidie feudali, una volta caduto il feudalesimo, venne invece completamente smembrata. Fu così la fine di quell' unità politico-territoriale con i numerosi villaggi sorti, anche a distanze considerevoli, in prossimità ai campi da coltivare.
Il terremorto del 1908 che colpì Reggio Calabria e Messina, distrusse parte di Scigliano e, segnò ancora una volta il destino di Scigliano.


VICISSITUDINI DEI NUMEROSI CONVENTI E DEL CLERO

Ruggero da Martirano fonda l’Abbazia Benedettina di S. Maria di Corazzo 1129.
Onorio II nella Bolla del 13 settembre conferma la giurisdizione della Sede Apostolica sull’Abbazia di Corazzo, concessa da Alessandro II 1162.
Cistercensi subentrano ai Benedettini nel Possesso dell’Abazia di Corazzo 1170.
Il Vescovo Michele conferma i privileggi d’esenzione della giurisdizione concessi dalla Sede Apostolica agli Abati di Corazzo 1179.
Il Beato Gioacchino da Fiore è eletto Abate di S.Maria di Corazzo 1235.
Papa Clemente V comunica al Vescovo di Martirano la devoluzione dei beni del soppresso Ordine dei Templari all’Ordinario 1474.
I Conventuali fondano il Convento dell’Immacolata a Scigliano promosso dal Governatore Antonello Caivano 1478.
Gli Osservanti fondano un Convento a Scigliano 1494.
Gli Agostiniani fondano il Convento di S. Agostino a Scigliano 1496.
I Cappuccini erigono il Convento di S. Maria delle Grazie a Diano 1577-91.
Ricostruita Chiesa dell’Assunta a Diano, fu istituita una nuova parrocchia a Grilli, un Monte di Pietà a Diano ed il Convento di S. Maria delle Grazie 1600.
Consacrazione della Chiesa dell’Assunta a Lupia 1607.
Consacrazione della Chiesa di S. Maria a Diano 1610.
Mons. Monaco consacra la Chiesa di Tutti i Santi a Cupani 1612.
A causa del terremoto viene fortemente lesionata l’Abbazia di Corazzo 1639.
Innocenzo X ordina la chiusura del Convento degli Agostiniani di Scigliano 1666.
Mons.Palamonio fissa la sua residenza nel territorio di Scigliano costruendo una residenza a Diano ed una a Lupia,Istituzione di un Sacro Monte di Pietà a Calvisi 1680.
Mons. Palamonio organizza una stamperia a Scigliano 1682.
L’abate Paolo Gentile inizia a ricostruire la Chiesa ed il Convento di Corazzo 1758.
Fondazione del Santuario della Madonna di Monferrato a Scigliano 1760.
A causa del Terremoto risultano gravemente lesionato l’Abazia di Corazzo 1784.
La Cassa Sacra incorpora i conventi degli agostiniani e dei francescani 1790.
Apertura dell’Oratorio dei Filippini in Santa Maria di Monserrato a Scigliano 1792-1806
I monaci abbandonano l’abbazia di Corazzo 1809.
Con Decreto di Gioacchino Muràt viene soppressa l’ Abbazia di Corazzo e il convento di S. Francesco di Scigliano 1812.
E' ancora attivo il convento dei frati cappuccini al cui interno è contenuta una vastissima biblioteca con testi antichi del 600, meta di numerosi studiosi 2004.


GIORNALI DI SCIGLIANO

Nel milleottocento Scigliano ebbe due giornali. Uno era "L'Eco del Savuto" di Luigi Accattatis, rettore del Ginnasio locale e poi presidente della "Accademia" di Cosenza, al quale collaboravano i più illustri dotti della provincia.
L'altro, era "Il Pitagora" fondato da Gregorio Misarti e Fedele Maria de Guzzis, due intellettuali sciglianesi. Il Pitagora, fondato nel 1845, era un foglio periodico di scienze lettere ed arti. Il giornale, che veniva stampato a Napoli dallo stabilimento Minerva Sebezia, fu giudicato "pieno di articoli gravi ed eruditi" da Cesare Malpica. Due anni dopo l'inizio delle pubblicazioni ne fu imposta la chiusura per motivi politici.


ELEMENTI SU ALCUNE FRAZIONI

Le ingiurie sono: serracorna di Calvisi, scurciacani di Diano, cucuzzellari e ceramilari di Lupia, lurdunari e sarcinari di Petrisi, superbi e spaccuni di la Serra.
Si dice che quelli di Serra, il giorno di Santo Stefano, ammazzavano 13 animali vaccini di cui uno era destinato ai cani.


COSTUME TRADIZIONALE

Due scrime nei capelli. Gonna nera così come il grembiule e la giubba. Maniche chiuse e strette; giubba legata al petto con ganci, sulla giubba il busto allacciato dietro con laccio di seta, ed al collo un fazzoletto appuntato dietro.

TESORI

Tre tesori sono stati cercati in questo paese e mai trovati: uno presso la fontana Acquavona, l’altro vicino alla Pietra della capra, il terzo tra i ruderi del Castello. I primi due probabilmente sono di origine brigante.


ELEMENTI SU ALCUNE CHIESE
Nella frazione Diano, dopo una gradinata, si accede alla chiesa matrice dedicata a S. Maria Assunta, fondata nel 1509 e consacrata nel 1607. La facciata in stile neoclassico, è opera in pietra eseguita da scalpellini provinciali nel 1686; ha due edicole contenenti affreschi molto deteriorati raffiguranti rispettivamente l’Assunzione di Maria e San Giuseppe col Bambino. La torre campanaria è opera del capomastro roglianese F. Tiano eseguita nel 1759; inizialmente era più alta; danneggiata dal terremoto del 1854, non venne ripristinata secondo la primitiva impostazione. All’ingresso della torre campanaria,c'è un battistero in pietra nera.
L’interno della chiesa, mononavata, è in stile barocco con quattro altari e due cappelle. Sul primo altare di destra, tela raffigurante San Michele Arcangelo del 700; segue cappella di San Giuseppe con altare e balaustra in marmi policromi con statue di San Francesco di Paola (lignea del sec. XX), Sacro Cuore (cartapesta del 1920), Annunciazione (lignea di fine 800-inizi 900). Poi, dipinto raffigurante San Francesco Saverio. Sul soffitto, affresco raffigurante San Giuseppe col Bambino e, in atto devoto, un monaco cappuccino con un sacerdote.
Altre statue: l’Assunta, in legno, scolpita nel 1896 da F. Gangi e Della Campa, scultori di Napoli (Via Foria 106); l’Immacolata in legno del 1817; Santa Lucia. Nell’adiacente piccola cappella del Sacramento, bel ciborio in marmo bianco e verde di Calabria; assieme di tempietto da tutte le facce decorato e, sul fronte, angeli scolpiti a bassorilievo. Nel fregio posteriore la data di esecuzione: A.D. MDCXVIII. Sul secondo altare destro, tela raffigurante la Madonna di Pompei dipinta da F. Fiore nel 1892.
Più avanti, in un baldacchino ligneo, busto ligneo di San Giuseppe del sec. XIX
L’altare maggiore colpisce per la sua bellezza: è opera in legno con ricco fastigio, poggiante su marmi policromi di Cosimo Fansago di Clausone del 1618 proveniente dall’abbazia di Corazzo. Al di sopra, tela dipinta dal Borremans nel 1707, raffigurante l’Assunzione di Maria in cielo. Il transetto ha la copertura a cupola con soffitto ligneo (controsoffittatura) e tempere a secco del 700 su intonaco raffiguranti: i 4 evangelisti, San Nicola, Sant’Antonio, San Francesco di Paola, Transito di San Giuseppe, Fuga in Egitto, Riposo nella fuga in Egitto, Sacra Famiglia.
In sagrestia, pila d’acquasanta litica scolpita e tela dell’Immacolata del Talarico del 700. Sul lato sinistro, primo altare con tela raffigurante l’Arcangelo Raffaele con Tobia del 700 e, più avanti, San Giuseppe col Bambino dell' 800. Nei pressi, statua della Madonna del Carmine detta la Madonna delle Timpe del 700. Bella la cantoria in legno dorato e decorato barocco del 700.
Altre statue lignee: Santa Rita (sec. XX), San Giuseppe (sec. XIX), Assunta (1818), Addolorata (sec. XIX). Un crocifisso con le pie donne è sec. XVIII, l’organo del 1799.
A trecento metri dalla chiesa matrice, nella frazione Diano, sono posti la chiesa ed il convento dei PP. Cappuccini, fondati intorno al 1585 secondo alcuni, nel 1587. Il 10 novembre 1811 il convento venne soppresso dalle leggi napoleoniche e riaperto poi con la Restaurazione.
Il terremoto del 1854 vi arrecò notevoli danni, mentre nel 1867 venne nuovamente soppresso.
L’esempio della povertà e della carità francescana profuso nel paese, fece sì che i religiosi ritornassero in convento il 6 febbraio 1869, accolti festosamente dalla popolazione.
Inizialmente la chiesa era dedicata a Santa Maria delle Grazie. Il complesso appare di modeste dimensioni, con piccolo chiostro. L’interno è mononavata, con cappella a sinistra. Sul primo altare di destra, Madonna col Bambino, San Giuseppe ed altro santo francescano, tela di anonimo pittore provinciale del sec. XIX; su quello successivo, tela della stessa epoca raffigurante San Pasquale di Baylon e San Francesco di Paola. Sulla cappella sinistra, statue del Sacro Cuore e di Sant’Antonio, entrambe lignee del sec. XX, quest’ultima posta in una nicchia rivestita a mosaico. In Sagrestia, dipinto raffigurante l’Arcangelo Raffaele e Tobia (sec. XIX), stipo in legno, acquasantiera in pietra nera, statua lignea di San Francesco d’Assisi (sec. XX), stampa riproducente Sant’Elisabetta.
La chiesa parrocchiale dedicata a San Nicola di Bari, edificata alla fine del 500, si presenta con la sua gradinata incassata tra muri di terrazzamento; la torre campanaria è a pianta quadrata con monofore ed arco a tutto sesto.Si accede all’interno tramite due portali del 500 con stipiti litici, e vi si ammira una bella statua di marmo bianco del sec. XVI scolpita a tutto tondo raffigurante la Madonna col Bambino; poggiata su scannello istoriato a bassorilievo che raffigura la Pietà, l’Annunciazione, la Madonna, Sant’Agostino e San Tommaso. Inoltre, busto ligneo raffigurante San Nicola di Bari, opera seicentesca scolpita a tutto tondo dipinta e dorata; intagli lignei del periodo barocco; trono vescovile; argenterie e paramenti sacri dei secoli XVII e XVIII.
Facenti parte di questa chiesa sono i dipinti di ignoti artisti, raffiguranti rispettivamente: Madonna del Rosario (sec. XVIII), Cenacolo (sec. XIX), Madonna del Carmine e santi (fine sec. XVIII-inizi XIX), Madonna col Bambino e santi (sec. XX), San Nicola (sec. XIX), San Pasquale di Baylon (sec. XIX). Gli ovali dipinti a tempera su tela nel 700 ritraggono San Nicola, l’Assunta, il Sacro Cuore. Oltre ad un crocifisso ligneo del sec. XIX, posto sull’altare, sono in evidenza degli stalli corali in legno e una cattedra, frutto di intagliatori locali del 700.Tre statue lignee del sec. XIX raffigurano:San Giuseppe col Bambino, Cristo morto, l’Addolorata.
Il santuario di Santa Maria di Monserrato venne eretto tra gli anni 1785-1795 da maestranze locali. Contiene un dipinto ad olio su tela di Santa Maria del Monserrato del sec. XVIII. Di notevole bellezza è un ostensorio argenteo decorato a sbalzo e cesello, con due figure alla base simboli della passione, eseguito da Gioacchino Jodice nel 1797. Inoltre, i seguenti dipinti: Transito della Vergine (sec. XIX), Transito di San Giuseppe (sec. XIX), San Francesco di Paola (sec. XVIII), gli Evangelisti (serie di ovali del sec. XVIII). Un affresco del sec. XIX raffigura la Madonna col Bambino. Sull’altare maggiore, statua della Madonna del Rosario (sec. XIX).
Le altre statue raffigurano Il Martire Giustino nella bara con dentro i resti del corpo, e la Madonna del Monserrato (lignea del sec. XIX). Vi sono custoditi anche preziosi paramenti sacri.
 

Elementi storici ricercati in: "Storia di Scigliano" L. de Accattatis; "Storia del rito Greco in italia" Rodotà; "Sito web" parrocchie.it; "Calabria sconosciuta" M. Rocca Barbarossa; "Itinerari provincia di Cosenza" L. Bilotto; "Nella Tradizione Orale" Scigliano.